Per la difesa e il rilancio della Sanità Pubblica

La piattaforma dell’Unione Sindacale di Base PI per il rinnovo del contratto del personale del comparto SANITÀ


16.000
AGGRESSIONI
SEGNALATE
NEL 2023

Fonte:
Ministero della Salute

IL QUADRO ATTUALE


La stagione dei rinnovi contrattuali nella Pubblica Amministrazione si apre per la prima volta, con il contratto della Sanità. 


Questo dovrebbe rappresentare, nelle intenzioni del Governo, un segnale di attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori di un settore messo a dura prova dai tagli al personale e dallo stress determinato dall’emergenza pandemica ma, al di là di questa trovata dal sapore propagandistico, non si intravede la benché minima volontà di risoluzione delle vere problematiche che affliggono un settore tanto complesso quanto di vitale importanza. 

Rimane, infatti, la norma capestro del tetto di spesa alle assunzioni, che non può superare quella sostenuta nel 2004 diminuita dell’1,4%. La reiterata scelta politica di mantenere una norma così anacronistica, mina nel profondo il diritto alla salute dei cittadini, non riuscendo a garantire nemmeno i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che, per loro stessa natura, dovrebbero essere periodicamente aggiornati sulla base dei nuovi bisogni di salute e delle più recenti, e scientificamente accreditate, cure. 


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In un quadro poi, di difficoltà dei bilanci regionali che imporrebbero addirittura nuovi tagli, la già bassa possibilità assunzionale sta determinando la scelta tra la stabilizzazione del personale precario (oltre 50 mila persone), gli idonei delle tante graduatorie ancora in essere e il bando di nuovi concorsi. Il risultato di questa scelta è che in Italia ci sono 5 infermieri ogni 1000 abitanti a fronte di una media dei paesi OCSE di 10 ogni 1000 abitanti e, considerando anche gli obiettivi previsti dal PNRR sulla medicina territoriale, mancano all’appello 250 mila INFERMIERI. È evidente come questo si ripercuota in maniera profonda sulle condizioni di lavoro, sulla salute e sicurezza degli Operatori e sulla qualità delle cure ai cittadini. Rimane intatta anche la norma, introdotta dalla legge di Bilancio 2016, in virtù della quale lo stanziamento per il salario accessorio - i fondi contrattuali - non può superare quello del 2015.

In un settore come quello della Sanità Pubblica, nel quale gran parte della retribuzione è legata a voci variabili e indennitarie, è facile immaginare quali ripercussioni questo abbia sulla massa salariale, sulle retribuzioni – un infermiere in Italia guadagna il 56% in meno che in Germania e il 20% in meno che in Inghilterra (rapporto CREA 2023) – e sulla possibilità di veder valorizzate la professionalità e lo sviluppo di carriera. 

Quanto stanziato per il rinnovo del contratto non mette a disposizione risorse sufficienti a colmare questo gap e, anzi, rischia di veder aggravare ulteriormente la situazione di disuguaglianza, col recepimento delle indicazioni del Ministro della Funzione Pubblica sull’incidenza della performance individuale, quale strumento di valutazione per le progressioni economiche e l’erogazione del salario accessorio. È indispensabile sottolineare inoltre quanto la così detta autonomia differenziata, cioè le ulteriori competenze esclusive richieste da alcune regioni fra le quali c’è proprio la possibilità di stabilire in maniera indipendente dal CCNL lo stipendio, vada a istituzionalizzare le “gabbie salariali”


E proprio i bassi salari, in combinato disposto con condizioni e carichi di lavoro insostenibili, sono alla base della fuga dalle facoltà universitarie di infermieristica e di migliaia di Infermieri dall’Italia verso i Paesi del Nord Europa. Così come, del resto, bassi salari e aumento esponenziale del costo della vita hanno esaurito il flusso che, per lunghissimi anni, ha permesso alle Regioni più ricche del nord di beneficiare, desertificandolo, degli infermieri del Sud. Oggi, in questo corto circuito originato dai continui tagli di spesa e dalla scarsissima lungimiranza sul tema della salute (come ci ha dimostrato la pandemia), regioni “ricche” come la Lombardia sono costrette a reclutare personale nei Paesi del sud Europa o del sud del Mondo. 

L’ultimo contratto, pur avendo operato una profonda revisione dell’Ordinamento professionale, ha lasciato ancora una volta l’OPERATORE SOCIO SANITARIO senza una reale prospettiva di avanzamento e con una classificazione non rispondente alla reale organizzazione del lavoro. Questo a fronte di una realtà nella quale, seppur in modo non omogeneo territorialmente, l’OSS diventa fondamentale nel processo assistenziale.

È evidente come questa figura paghi lo scotto, da una parte, dell’assenza di una formazione gestita uniformemente sul piano nazionale e, spesso, perfino delegata a enti privati più orientati al business che al reale interesse della qualità formativa; dall’altra l’inserimento nell’Area degli Operatori, seppur nel ruolo socio-sanitario, e l’assenza di modelli organizzativi adeguati a valorizzarla nei processi assistenziali. 

PERSONALE TECNICO-SANITARIO E DELLE FUNZIONI RIABILITATIVE

deve tornare ad essere oggetto di investimenti sia sul piano delle assunzioni che su quello della valorizzazione professionale. La residualità nella quale è stato confinato – in virtù della scelta di delegare la maggior parte del volume delle prestazioni riabilitative, della diagnostica laboratoristica al privato convenzionato – non è compatibile con la funzione del SSN. L’aumento, oltre il 100%, del precariato per il personale tecnico sanitario (112%) e per quello delle funzioni riabilitative (132%) mette in evidenza l’impossibilità di rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti. 

PERSONALE AMMINISTRATIVO

anche esso ridotto all’osso a causa dell’esternalizzazione di molte funzioni, deve veder riconosciuto il fondamentale ruolo di supporto che in realtà svolge, tanto più alla luce della velocizzazione dei processi di digitalizzazione. È indispensabile prevedere la crescita professionale del personale amministrativo, in grado di dare risposte ad un “mansionismo” diffuso e che, solo parzialmente, potrà trovare risposte con la norma di prima applicazione inserita, grazie alla battaglia intrapresa da USB, nell’ultimo contratto. 

L'aumento contrattuale previsto è meno di un terzo dell'inflazione.


La rimozione dei vincoli assunzionali e sul salario accessorio, le assunzioni e la stabilizzazione del personale precario, un salario in linea con quelli europei, la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pazienti rappresenterebbero il vero segnale di attenzione verso il personale della sanità pubblica e i cittadini. 


6 infermieri su 10
sono in BURNOUT


Fonte:
Studio condotto da Università di Genova e FNOPI



Stress lavoro correlato

La carenza di personale, le condizioni e i carichi di lavoro che comportano la necessità di accelerare i tempi dedicati all’assistenza, la mancata rispondenza dell’organizzazione del lavoro alle necessità dei lavoratori, delle lavoratrici e dei cittadini, risultano essere i principali fattori di rischio per la salute e sicurezza . 

Il numero elevato di infortuni, l’aumento esponenziale delle malattie professionali, il rischio continuo di aggressioni al personale sanitario sono all’origine di uno stress lavoro correlato che sempre con maggiore frequenza sfocia nella sindrome del burnout di cui i soffrono, secondo uno studio dell’Università di Genova e della FNOPI, 6 infermieri su 10. Lo stress diviene a sua volta una delle cause principali degli errori causati in corsia generando così un corto circuito tra cause ed effetti. 

Questa, relativamente nuova, tipologia di rischio, che si affianca ai più prevedibili rischi biologico, chimico, radiologico, infettivo e da quello legato all’utilizzo di elevate tecnologie, non trova nessuna risposta sul piano della prevenzione né tantomeno soluzioni che non siano estemporanee e prive di qualsiasi efficacia. 

L’intervento non può che essere strutturale e, ancora una volta, risiede in massicce assunzioni di personale e in carichi di lavoro sostenibili. Sono del resto proprio i carichi di lavoro alla base dell’elevato numero di personale sanitario inidoneo al servizio 

(prevalentemente alla movimentazione dei carichi) e che ciclicamente viene accusato di “imboscarsi”. È urgente prevedere percorsi di ricollocazione per il personale inidoneo anche attraverso il cambio di profilo/mansione a parità di salario. 

Sono necessarie modifiche legislative che riconoscano e tutelino il lavoro degli operatori sanitari come lavoro usurante e non semplicemente gravoso. 

Va posta particolare attenzione alla formazione del personale, privilegiando quella dedicata alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e agli aspetti, anche normativi, ad essa legati. 

È indispensabile che gli RLS assumano sempre di più un ruolo di controllo e proposta e che abbiano, anche attraverso l’aumento delle disponibilità delle ore a loro disposizione, maggiori possibilità di incidere sull’organizzazione del lavoro. 

Vanno reinternalizzate tutte le funzioni, e tutti i lavoratori e le lavoratrici, che incidono in modo diretto sulla salute e sicurezza degli operatori sanitari e dei cittadini a partire dalla sanificazione e dalla manutenzione degli impianti, a cominciare da quelli antincendio e dei gas medicali che, stante la pericolosità, non possono essere affidati a gare d’appalto al massimo ribasso o ad affidamento diretto. 

Sistema Sanitario Nazionale

La precarietà è
RADDOPPIATA

2013 → 26.521 precari/e
2021 → 52.846 precari/e

Fonte:
Ministero della Salute



Assunzioni

È evidente come, allo stato attuale, le assunzioni rappresentino la principale battaglia da sostenere per la sopravvivenza del SSN. 

Le assunzioni non devono essere sottoposte ad alcun vincolo di spesa ma rispondere esclusivamente ai bisogni di salute dei cittadini e, quindi, parametrate secondo gli standard internazionali che tengono in considerazione la proporzione tra operatori sanitari e popolazione. 

Per garantire un’assistenza infermieristica adeguata il rapporto ottimale tra infermiere/paziente è di 1:6. La letteratura dimostra che ogni volta si aumenti di 1 paziente per ciascun Infermiere (1:7) aumenta del 23% l’indice di burnout, del 7% l’indice di mortalità dei pazienti, del 7% il rischio che l’Infermiere non si renda conto delle complicanze a cui il paziente sta andando incontro. 

Va garantita la stabilizzazione di tutti i precari a vario titolo contrattualizzati – solo il numero degli Infermieri precari si aggira intorno alle 22 mila unità con un aumento del 154% rispetto al 2013 – che, ad oggi, continuano a garantire i servizi nonostante l’incertezza del futuro lavorativo e la cui perdita costituirebbe un danno enorme per il SSN. 

Alla rimozione dell’ostacolo del numero chiuso alle facoltà universitarie vanno fatti seguire, ciclicamente, concorsi pubblici e lo scorrimento delle graduatorie degli idonei, senza limiti temporali e percentuali

Va garantito il diritto alla mobilità interregionale il cui blocco, pressochè totale da anni, contribuisce in maniera rilevante all’assenza di personale sanitario in alcune aree del Paese. 

Deve essere introdotto un obbligo temporale, max 30 giorni dalla richiesta, entro il quale le Aziende hanno l’obbligo di rilasciare il nulla osta ai dipendenti che ne abbiano fatto richiesta. 

Vanno previste forme incentivanti per il personale assegnato alle così dette “zone disagiate” e forme di sostegno sociale per il personale assunto lontano dal luogo di origine e/o dove il costo degli affitti è particolarmente elevato



Aumenti
salariali

Le somme destinate al rinnovo contrattuale garantiscono a malapena il recupero di un terzo di quanto perso in termini di potere d’acquisto nel triennio 2021-2023 a causa dell’inflazione. Di fatto, andiamo nuovamente incontro a un rinnovo contrattuale “a perdere” e che vedrà gran parte delle risorse mirate a finanziare il sistema della performance e della valutazione individuale. Reperire nuove risorse, anche attraverso l’operazione fatta con la finanziaria 2020 attraverso la quale, con fondi del bilancio statale, si è provveduto alla istituzione dell’indennità di “specificità infermieristica” e di “tutela del malato” sarà uno degli argomenti con i quali stimolare la trattativa per il rinnovo contrattuale. 

Imprescindibile l’erogazione della 14° mensilità anche ai dipendenti pubblici come avviene nel settore privato. 


Pronta
disponibilità

Deve essere attivata esclusivamente nei servizi di emergenza-urgenza, nelle terapie intensive e sub intensive. Nei reparti a bassa intensità alle sostituzioni si deve provvedere con personale retribuito con fondi aziendali. In ogni caso, non può essere attivata per sopperire alla carenza di organico e non può essere attivata per sostituzioni di assenze comunicate con preavviso di oltre 24 ore. Nel caso cada in un giorno festivo spetta una intera giornata di riposo compensativo con riduzione del debito orario. La pronta disponibilità da diritto a una indennità giornaliera di 60 euro e, in caso di chiamata, le ore sono retribuite a titolo di straordinario maggiorato del 50%. Le ore di straordinario effettuate in regime di pronta disponibilità devono essere computate a parte e, a scelta del dipendente, retribuite o recuperate, a prescindere dalla presenza di debito orario. 


Tempo Vestizione / Consegne

Il tempo di vestizione deve prevedere almeno 10 minuti in entrata e 10 minuti in uscita, come da orientamento giurisprudenziale consolidato, più 15 minuti per i tempi di consegna. I minuti devono essere computati al di fuori dell’orario di lavoro e, anche a tutela dei servizi e delle prestazioni erogati alla cittadinanza, non devono comportare riduzione dell’orario di servizio. 

– LAVORO
+ SALARIO



Reinternalizzazione dei servizi

La sanità è indubbiamente il settore della PA che più di tutti è stato sottoposto ad esternalizzazioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un continuo drenaggio di risorse economiche – nel solo quadrimestre maggio/agosto 2022 ammontava ad un valore di 19,3 miliardi di euro (Fonte ANAC) – a fronte di servizi scadenti e lavoro sottopagato e sfruttato. La sanità, del resto, è anche il settore con il più alto volume di corruzione, pari a 6 miliardi l’anno, soldi puntualmente sottratti alle cure. 

Devono poi essere considerati i costi sociali ed organizzativi derivanti dalle esternalizzazioni di cui uno tra i più importanti è quello legato alle infezioni ospedaliere, di cui l’Italia detiene il triste primato in Europa con oltre 500.000 (fonte ECDC) casi l’anno.

La qualità della sanificazione degli ambienti rappresenta uno dei principali strumenti per la prevenzione e la gestione del rischio infettivo intraospedaliero. 

È necessario quindi procedere alla reinternalizzazione dei servizi dati in appalto a partire dal pulimento, dalla manutenzione, e dai CUP, questi ultimi anche in virtù della priorità rappresentata dalla riduzione delle liste d’attesa. 

Va inoltre data attuazione a quanto previsto dal DL 30 aprile 2019 il così detto “decreto Calabria” e cioè la deroga al tetto di spesa per il personale per un importo equivalente alla riduzione strutturale dei servizi esternalizzati 


Ordinamento professionale e norma di prima applicazione 

La norma di prima applicazione, che permette i passaggi di area superando il vincolo del titolo di studio, va prorogata di un anno (fino a giugno 2026) e vanno garantite le risorse necessarie ad assicurare il riconoscimento professionale al personale interessato, in particolare al personale amministrativo, tecnico e agli OSS. Nello specifico, per la figura dell’ OSS, si ribadisce la collocazione impropria nell’Area degli operatori e si sollecita la collocazione nell’Area degli assistenti attraverso un percorso formativo già acquisito, o da acquisire, con modalità uniformi stabilite dal Ministero della Salute . 


Riduzione dell’orario di lavoro a parita’ di salario

In virtù della natura usurante del lavoro, degli elevati rischi ad esso correlato e per contrastare la tendenza che vede sempre più “cottimizzato” il lavoro in sanità è necessaria la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario. 



Diritto
al pasto

Tutto il personale in servizio, a prescindere dal turno effettuato e dalla struttura nella quale presta servizio, ha diritto alla consumazione del pasto con le modalità - mensa o buono pasto sostitutivo - decise in ogni singola azienda. In caso di erogazione del buono pasto il valore deve essere innalzato a 15 euro e riconosciuto anche al personale che opera in smart working 



Orario e organizzazione
del lavoro

L’Azienda deve garantire l’orario mensile di lavoro e l’organizzazione dei turni non può generare debito orario o prevedere qualsiasi forma, non condivisa con il dipendente, di straordinario programmato. L’orario di lavoro e l’organizzazione del lavoro devono tornare a essere materie oggetto di contrattazione. Non è più possibile che le lavoratrici e i lavoratori siano ostaggio delle carenze organizzative, della mancanza di personale e della esclusiva potestà decisionale della dirigenza. 


Performance e valutazione
individuale

Il “Sistema di misurazione e valutazione della performance” lungi dal premiare il “merito”, rappresenta un nuovo sistema sanzionatorio che va a colpire comportamenti il più delle volte legittimi e spesso anche tutelati da norme e contratti collettivi. 

Dietro la propaganda ideologica sulla “meritocrazia” si celano abusi, clientele, favoritismi, tagli salariali, punizioni individuali e collettive, ricatti, sanzioni a forme comportamentali di resistenza ai tagli e riorganizzazioni che investono il servizio pubblico ledendo il diritto alla salute. 

Attraverso la verticalizzazione della gestione organizzativa viene cancellata quella intelligenza collettiva orizzontale, anche critica, che ha garantito per decenni la qualità dei servizi e il rispetto dell’utenza. 

Posto che un’ottimale organizzazione del lavoro dovrebbe basarsi sul lavoro di squadra e non sulla competizione interna al personale, non è accettabile che il cosiddetto merito venga pagato con risorse di tutti i lavoratori e lavoratrici. 


Differenziali economici di professionalità 

Le progressioni economiche devono essere garantite indistintamente a tutto il personale attuando un meccanismo che consenta a tutte e tutti, con una rotazione prestabilita conseguente alla capienza del fondo contrattuale, di fruire periodicamente dell’incremento del differenziale economico di professionalità. 

A differenza dell’interpretazione adottata dalle Aziende, su parere Aran, e delle indicazioni del Ministero della Funzione pubblica e della Ragioneria dello Stato, non esiste nessuna norma di legge che preveda un tetto massimo del 50% del personale che può accedere annualmente alla progressione economica, come del resto ribadito da una recente sentenza del Tribunale di Roma. Quindi nulla osta a che, stante la capienza del fondo, tale percentuale possa essere superata. Inoltre, per ampliare la platea del personale che può beneficiare dei DEP e accelerarne la fruizione, va eliminata la norma con la quale non si può incrementare la spesa per il salario accessorio rispetto al 2015. 


Indennità di vincolo di esclusività 

Per salvaguardare il servizio pubblico, renderlo più attrattivo e impedire le dimissioni e la fuga degli operatori verso la sanità privata o verso le prestazioni a “gettone” va introdotta una indennità di vincolo di esclusività di 300 euro netti al mese. 


Indennità 

A fronte dell’aumento dei carichi di lavoro, della responsabilità professionale e della caduta del potere d’acquisto dei salari dovuto all’inflazione tutte le indennità devono essere aumentate. 

Le indennità che creano maggiore disagio ai lavoratori turnisti, ovvero l’indennità notturna e quella del giorno festivo, devono essere corrisposte con un valore equivalente al 50% dell’intera giornata di lavoro ordinaria. Le indennità di presenza devono essere remunerate 10 euro l’ora

Le indennità di specificità infermieristica e di tutela del malato e promozione della salute vanno incrementate del 100%. Inoltre, l’indennità percepita dalle ostetriche va parificata all’indennità di specificità infermieristica. 

L’indennità per l’operatività in particolari UO/Servizi deve essere incrementata del 100% e deve essere estesa, in prima applicazione, a tutti i servizi interventistici e di maggior rischio come ad esempio l’endoscopia, la chirurgia d’urgenza, l’emodinamica, le centrali di sterilizzazione, i servizi di salute mentale, l’ostetricia e gli istituti di pena . L’indennità di pronto soccorso va estesa ai lavoratori e alle lavoratrici del 118. Vista la poca chiarezza e le diverse interpretazioni della parte datoriale sul pagamento del turno prestato nel festivo infrasettimanale, lo stesso deve essere remunerato con una indennità equivalente al 100% della giornata lavorativa. 

L’indennità professionale specifica va incrementata del 30% sul valore annuo corrisposto, per tutti i profili e indipendentemente .


Welfare aziendale 

Anche alla luce della “Direttiva madre”, il documento che detta le linee guida dei rinnovi contrattuali emanata dal Ministro Zangrillo, nella quale si specifica che la sanità integrativa può essere utile a rendere attrattivo, dinamico e competitivo il lavoro pubblico, è necessario ribadire con determinazione il no a qualsiasi forma di polizza integrativa sanitaria e a qualsiasi forma di polizza pensionistica che, di fatto, assumerebbero funzione sostitutiva di quanto invece rientra nella funzione sociale dello stato e, nella fattispecie delle polizze sanitarie, della sanità pubblica. 

Qualsiasi altra forma di welfare aziendale prevista all’interno del contratto del comparto sanità, deve essere finanziata dalle attività extraistituzionali come l’attività intramoenia, o con fondi aziendali senza intaccare i fondi contrattuali. 



Formazione

Il conseguimento dei 150 crediti formativi nel triennio deve essere garantito dall’Azienda Sanitaria di appartenenza e non lasciato nella disponibilità di soggetti privati che, lungi dal perseguire l’obiettivo di qualificare ed elevare gli standard del personale, cercano solamente il profitto. 

Le Aziende Sanitarie/Ospedaliere/ IRCCS sono i soli soggetti che possono, e devono, garantire una formazione/ aggiornamento con standard verificabili e di qualità garantendo la crescita professionale di tutto il personale 


Posizioni organizzative (incarichi di funzione) 

Nonostante il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro non permetta un’organizzazione del lavoro orientata alla qualità delle cure, ne’ tantomeno all’adozione di modelli di assistenza adeguati, continuano ad aumentare gli incarichi di funzione. 

Per usare una metafora calcistica oggi la sanità pubblica è una squadra quasi completamente composta da allenatori senza giocatori e giocatrici in campo. 

Un sistema volutamente gerarchizzato al massimo, con lo scopo di controllare e disciplinare il resto del personale con il quale il rapporto non può che essere altamente conflittuale. L’odiosa e tutt’ora frequentemente diffusa pratica di costringere il personale a lavorare oltre il normale orario di lavoro, attraverso “l’ordine di servizio” la dice lunga sulla reale funzione degli incaricati di funzione organizzativa in sanità. 

Il contratto consente alle aziende sanitarie di decidere in piena autonomia quanti e quali incarichi di funzione attivare nonostante i costi siano a carico dei fondi del comparto. Se le amministrazioni ritengono funzionale e indispensabile all’organizzazione del lavoro attivarli devono provvedere a finanziarli con risorse aziendali non intaccando così i fondi di tutti i lavoratori e lavoratrici e liberando risorse per le progressioni economiche di tutto il personale. 


Part time 

I risparmi derivanti dall’attivazione dei part time devono essere soggetti a verifica e destinati tassativamente alla sostituzione del personale in part time o, in alternativa, tornare ai fondi contrattuali. Le aziende devono facilitare l’accesso al part time per chi ne fa richiesta, individuare annualmente i posti disponibili e formulare una graduatoria del personale interessato. 



Ordini professionali

Gli Ordini Professionali rispondono più a logiche di lobby e di valorizzazione individuale che alla effettiva tutela delle professioni, motivo per il quale appare piuttosto odiosa la tassa annuale alla quale sono obbligati i professionisti sanitari per non incorrere nell’abuso di professione. 

Riteniamo che questa funzione debba essere assolta, in maniera gratuita, per i dipendenti del SSN/SSR, dal Ministero della Salute e/o dalle Regioni. 



Termini di preavviso

In tutti i casi in cui il contratto prevede la risoluzione del rapporto di lavoro, i termini di preavviso sono fissati in 30 gg per tutti i dipendenti a prescindere dall’anzianità di servizio. 


Diritto di sciopero

Lo sciopero è un diritto, sancito dalla Costituzione, in capo ad ogni lavoratrice e lavoratore. Sebbene negli anni abbia subito limitazioni che ne hanno intaccato la potenza e l’emergenza sanitaria sia stata utilizzata come motivo per introdurre ulteriori, pesanti, restrizioni all’esercizio del diritto di sciopero, riappropiarsene costituisce elemento di rottura imprescindibile per rivendicare salario, diritti e dignità. 

Pur essendo il settore sottoposto ai vincoli della Legge 146/90 che disciplina lo sciopero nei servizi essenziali, ciò non significa che i lavoratori e le lavoratrici della sanità “non possano scioperare” come vorrebbe la vulgata comune e come pretenderebbero le direzioni aziendali. 

Quelle stesse direzioni aziendali, anch’esse sottoposte agli obblighi imposti della Legge 146 e dalla Commissione di Garanzia sugli scioperi, che risultano totalmente inadempienti sia per quanto riguarda la previsione dei contingenti minimi previsti, sia per la dovuta comunicazione all’utenza e agli organi di informazione nei tempi stabiliti

Le Aziende inadempienti devono essere richiamate e sanzionate e la carenza di personale non può costituire l’alibi per la compressione di un diritto costituzionale

La Salute è un diritto,
che sia pubblica è dovere.

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